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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Mario Vargas Llosa, "La zia Julia e lo scribacchino", Einaudi, 2006

Traduzione di Angelo Morino Due biografie simmetriche che si mescolano e si intersecano mettendo a confronto il truculento mondo di Camacho con gli ideali di Mario, giovane scrittore, in un variopinto e irresistibile caleidoscopio. Pedro Camacho, detto il «Balzac creolo», è uno strano e fecondissimo inventore di trame melodrammatiche e truculente per un programma feuilleton di Radio Lima. Tutti in città attendono con impazienza le «puntate» della sua fantasia, fatte di arresti misteriosi, morti segrete, incesti, sangue e passioni. In parallelo scorre la storia di Mario - pallidamente autobiografica, come il nome del protagonista lascia intendere - giovane aspirante scrittore attratto da questa curiosa macchina dell'immaginario. Ma anche lui ha la sua storia complicata da raccontarci: s'innamora, quasi con platonica indifferenza, d'una zia vedova e

Manil Suri, "L'età di Shiva", Mondadori, 2011

(Traduzione : Prosperi C.) “Immaginai di avvicinarmi al tuo letto, di starti accanto in piedi come una volta avevi fatto con me, le posizioni invertite rispetto al mio sogno ricorrente. Come avresti reagito una volta che avessi aperto gli occhi?” Il viaggio di Mira verso la felicità è un susseguirsi di abbandoni e tradimenti. Appena diciassettenne cade nel tranello della voce malinconica di Dev, giovane cantante in cerca di popolarità. Il serpente che lui ha sul petto la spinge contro i sassi di un sepolcro, legandola per sempre a un destino difficile da compiere. La religione inizia a permeare i suoi giorni, guidandola alla scoperta di rituali e preghiere a lei sconosciuti. L’osservanza dei nuovi compiti di sposa rafforza il carattere debole di Mira, spingendola a contrastare apertamente i principi laici imposti dal padre progressista. Nonostante il sostegno della nuova famiglia, in particolare della cognata sterile, mite e devota, Mira non riesce a fuggire all’influenza

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" Quanto può dirsi, si può dir chiaro; e su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere ." ( Ludwig Wittgenstein, prefazione al Tractatus Logico-Philosophicus )