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Kōbō Abe, "La donna di sabbia", Guanda, 2012

(Traduttore Ricca Suga A.)

In una calda giornata di agosto il professor Niki Junpei, entomologo dilettante, raggiunge un villaggio di pescatori sulla costa giapponese nella speranza di identificare un nuovo esemplare di insetto a cui dare il proprio nome. La sua vacanza, però, assume ben presto i contorni di un incubo: fatto prigioniero dagli abitanti del paese, viene trasferito nella casa di una giovane vedova, sul fondo di una profonda fossa di sabbia. Superati lo stupore e la rabbia iniziali, Junpei scopre la verità: il villaggio vive nell'angoscia di essere inghiottito dalle dune ed è proprio per fermare la minaccia che vengono scavate quelle fosse immense. Junpei non deve fare altro che sostituire il marito della donna, morto da poco. Tra i due si sviluppa un rapporto carico di silenzi, segreti, inganni e, presto, di un disperato, violento erotismo. Kòbò Abe descrive un'allucinata lotta per la riconquista della libertà, perché la sabbia, a differenza dell'acqua in cui si può nuotare, "imprigiona le persone e le uccide sotto il suo peso".

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