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Daniel Sada, "Il linguaggio del gioco", Del Vecchio Editore

La famiglia Montaño vive nel Nord del Messico, non distante dalla frontiera che separa il Paese dagli Stati Uniti. Frontiera che Valente, il capofamiglia, ha attraversato illegalmente diciotto volte per fare fortuna. Una volta racimolata un’adeguata somma di denaro, decide di aprire un’attività a San Gregorio, il paese in cui vive con la sua famiglia. Opta per una pizzeria: una novità assoluta da quelle parti, dove le tortillas dominano incontrastate. Così fervono i preparativi per l’inaugurazione. Tra gli amici del figlio Candelario c’è Mónico Zorrilla che coltiva marijuana nel suo campo, solo per uso personale, dice. Quando Candelario sarà stanco di aiutare il padre si troverà coinvolto in un giro di narcotrafficanti tra spacci e omicidi, e farà carriera nell’ambiente fino diventare lui stesso il capo. Le vicende si susseguono in un turbinio di immagini e colpi di scena che rendono i personaggi tra i più vividi della letteratura mondiale. Il romanzo, uscito postumo un anno dopo la morte dell’autore, è stato ribattezzato come l’Ulisse messicano.

«Della mia generazione ammiro Daniel Sada, il cui progetto di scrittura mi pare il più coraggioso»
Roberto Bolaño

«Inutile dire che Il linguaggio del gioco è straordinario! Sada ci ha trasmesso la sua abbagliante spiegazione personale di violenza alla messicana.»
Martín Solares, The Informant

http://www.delvecchioeditore.com/libro/cartaceo/170/il-linguaggio-del-gioco


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