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Gianfranco Salvatore, "Boris Vian", Stampa Alternativa

Apprezzato (e temuto) da Sartre, stimatissimo da Cocteau, sostenuto da Queneau e tenuto in grande considerazione da Robbe-Grillet, il Vian scrittore non ebbe mai il successo che meritava, e buona parte della sua opera è postuma. Ma fu considerato dal suo tempo come una sorta di eminenza grigia, uno stimolo per l’intero universo culturale parigino. Inventore di una prosodia letteraria “jazzistica” prima di Jack Kerouac, cantore di ballate antimilitariste prima di Dylan e di Joan Baez, anticipatore del teatro dell’assurdo, promotore di una “stampa alternativa” ante litteram, polemista di irresistibile causticità ed umorismo, e critico musicale di spregiudicata preveggenza, Vian visse l’arte come un gioco e la pensò come un assolo di tromba: poesia dell’istante – mitica trasfigurazione dell’esperienza – e sberleffo continuo. Il suo cuore, sincopato come lui, non ce la fece a superare la soglia dei quarant’anni. Ma fu l’enfant terrible della letteratura degli anni Quaranta e Cinquanta. Lo spirito più libero ad aver servito il jazz in Europa prima dei Sessanta. E continua a deliziarci, oggi più che mai, con la musicalità della sua prosa, e con la poesia di una visione musicale traboccante di libertà e di vita.

Questo libro costituisce la più ampia raccolta dei suoi scritti sul jazz mai tradotta in italiano, e provoca gli stessi brividi di gioia dei suoi romanzi e racconti. Il saggio introduttivo di Gianfranco Salvatore, che ne guida ed orienta la lettura, rappresenta a sua volta lo studio più esteso mai apparso in Italia sulla poetica musicale e letteraria di Vian.

http://www.stampalternativa.it/libri/729-3/gianfranco-salvatore/boris-vian.html

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