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Boris Vian, "Autunno a Pechino", Sellerio

Traduzione di Doriana Comerlati
Lingua originale: francese
Titolo originale: L'Automme à Pékin
 
 
Può un autobus che percorre una mattina le strade di una città francese trasportare il suo unico passeggero in un mondo parallelo?

Può un autobus che percorre una mattina le strade di una città francese trasportare il suo unico passeggero in un mondo parallelo? Certamente, se il conducente si chiama Boris Vian, che in tal modo ci introduce in un'altra dimensione, dove si trova l'Exopotamia, paese misterioso e desertico, in cui strani personaggi ruotano attorno a un'assurda impresa ingegneristica - la costruzione di una ferrovia che non conduce in nessun posto - fin dall'inizio votata al fallimento. L'automne à Pékin, in cui (è bene dirlo) non si accenna minimamente nè alla stagione autunnale né alla Cina, fu giudicato arduo alla sua comparsa perfino dagli amici di Vian, ma riletto oggi, a distanza di mezzo secolo, ci appare come uno degli esempi più limpidi e originali del suo stile. Il viaggio in Exopotamia si snoda come una ricerca, una quête spirituale o alchemica, in fondo alla quale tuttavia non c'è la verità ma la catastrofe. Contiene forse un amaro riferimento autobiografico - Vian era ingegnere metallurgico - o, più in generale, il riflesso di un senso di disperazione e di inutilità che egli sotterraneamente percepiva e celava sotto una vernice grottesca direttamente derivante dalla lezione di Alfred Jarry. Angelo Barbato
 
http://www.sellerio.it/it/catalogo/Autunno-Pechino/Vian/547 

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