(Traduzione: Pino Cacucci) | ||
“Quello di Claudia Piñeiro è un modo raffinato di utilizzare un genere popolare per parlare soprattutto, d'altro” La Stampa
La vita del lussuoso Country Club “La Maravillosa”, quartiere chiuso e
controllato da severe misure di sicurezza, è sconvolta da un delitto:
Pedro Chazarreta è stato trovato con la gola tagliata e un coltello in
mano. Suicidio? I dubbi sono molti, in questo un microcosmo dove sembra
sia obbligatoria la serenità, se non proprio la felicità; un giornale si
ostina a voler approfondire, incaricando delle indagini Nurit, detta
Betibú, scrittrice, considerata la “dama nera” delle lettere argentine, e
un giovane cronista inesperto. I due sono affiancati da Jaime Brena, un
giornalista più navigato, messo da parte perché considerato anziano;
insieme formano un’improbabile ma riuscitissima squadra
d’investigazione. Pian piano il mistero si infittisce, i tre scoprono
che la morte di Chazarreta è legata ad altre morti, apparentemente
accidentali, di alcuni suoi vecchi compagni di scuola, uniti forse da un
oscuro passato. E ora qualcuno sembra essersi preso il disturbo di
vendicare quest’antica hybris. Chi si nasconde dietro questa intricata
faccenda? Claudia Piñeiro, già apprezzata in Italia per lo straordinario
thriller Tua, torna con Betibú: una storia incalzante in cui dispiega
tutto il suo talento narrativo.
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«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo». «Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo». Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all’albero, che porta sulla cima un puntale con l’effige di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il
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