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"Ballata triste della città dei topi"

Un po' Cavalleria Rusticana e un po’ Opera da tre soldi, questo racconto serratissimo, dai ritmi travolgenti, mette in scena un mondo alla rovescia in cui topi ferocissimi hanno preso il posto degli uomini e li hanno relegati nel sottosuolo di una mafiopoli infernale. In questo contesto futuribile si sviluppa un’avvincente storia d’amore e di coltello, di povera gente e di guapperia in cui si mescolano poesia e avventura, eros e thanatos, coraggio e ferocia, lacrime e sangue, melodramma e fiaba. È un’epopea spietata, questa “topeide”, che prende le distanze dall’animalismo antropomorfico di Esopo, Fedro e La Fontaine, ma anche da apologhi meno rassicuranti come quelli della fattoria orwelliana, per approdare a più inquietanti incubi e metamorfosi, a ibridazioni fantascientifiche e hard boiled. Una ballata noir e postmoderna, dunque, in cui le rutilanti illustrazioni si integrano perfettamente a un testo dove si mescolano, con un gioco metaletterario di rimandi, letteratura e musica, cinema e fumetto, all’incrocio tra Casablanca e Pinocchio, per comporre l’intreccio di una distopia struggente che però in qualche modo si dischiude alla speranza di una redenzione.


Allegra Gianni e Benfante Marcello, Ballata triste della città dei topi, 2004, 16°, pp. 64, Euro 6,50, Trapani, Coppola Editore
(fonte: http://www.coppolaeditore.freetools.it/)

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